Su Romanzesu di Bitti
Il villaggio-santuario di su Romanzesu (Bitti, NU) evoca già nel suo nome fascino e mistero che arrivano da lontano, con un esplicito riferimento all’insediamento romano del II e III sec. d.C. Ma per conoscere la sua vera storia occorre tornare molto più indietro nel tempo, precisamente tra il XIV e XIII sec. a.C., periodo nuragico, a cui risale la nascita del villaggio.
Ci troviamo a circa 770 metri sul livello del mare e l’aria fresca e pura è dimostrazione di questa altitudine collinare. Siamo al confine tra la Barbagia di Bitti e il Monteacuto, nelle campagne che stanno quasi a metà strada tra Bitti e Buddusò.
Fare ingresso in questa meravigliosa foresta di sughere intrecciate tra loro trasmette un senso di immensa serenità, grazie anche al gioco di colori che si susseguono in una superficie di circa 6 ettari. Nell’area si alternano il verde vivo del prato e dell’erba del suolo, il color mattone delle cortecce degli alberi privati del loro mantello di sughero (importante risorsa di questa zona) e il grigio del granito, che riaffiora dal terreno per portare alla luce migliaia di anni di storia.
Le 7 campagne di scavi partite dagli anni 80 non hanno ancora riportato alla luce che un ventesimo di tutto quello che ancora potrebbe essere scoperto. Oltre a meravigliosi tesori di architettura hanno purtroppo fatto riemergere tanti siti profondamente danneggiati dai lavori di canalizzazione dei periodi precedenti gli scavi.
Quello che oggi è visibile è in ogni caso uno spettacolo per gli occhi e, per la varietà di stili e costruzioni, rende il luogo unico nel suo genere. Un’alternanza di diverse capanne, alcune di queste destinate alle riunioni e con il classico focolare centrale. Strutture a forma ellittica, ovoidale, circolare e tempietti con pianta rettangolare. Sorprende una grande area con una serie di muri concentrici a spirale, che con un percorso labirintico portano a un vano centrale. La ricchezza architettonica fa proprio immergere all’interno del villaggio e immaginare il passaggio di genti di culture diverse, indaffarate nelle più disparate arti e attività.
La più spettacolare costruzione del villaggio è lo straordinario tempio a pozzo, con l’annesso anfiteatro dalla forma ellittica e le gradinate, che conferiscono al luogo quasi un senso di teatralità. Pare che questo sito fosse stato studiato in modo tale che l’acqua che risaliva dal pozzo, acqua all’epoca costantemente presente, arrivasse a riempire tutta la parte interna dell’arena grazie ad un astuto sistema di pendenze. Proprio qui si pensa si svolgessero riti collettivi di culto delle acque e svariate cerimonie politiche e religiose.
I ricordi dei riti collettivi, il ritrovamento di numerosi oggetti di valore portati in dono per finalità di culto (tra cui tante e preziose perle di ambra), la presenza di decine di capanne con scopi diversi (molte ancora da riportare alla luce) e la notevole estensione del villaggio fanno certamente pensare ad un luogo che per secoli è stato un via vai di popoli e genti, forse un luogo di pellegrinaggio, in cui riti politici, culturali e religiosi si sono susseguiti, lasciando di essi poche ma significative tracce.
Guida in loco: sì
Servizi igienici: sì
Licia Azara